In gara, gli altri piloti non sono nemici: sono lo stimolo che ti spinge a volare sempre meglio
Ho scoperto l’acrobazia quasi per caso nel 2012 e da quel momento non l’ho più lasciata.
Da anni cercavo un modo per “evolvere” la mia attività di volo, non posso dire che volare da A a B mi annoiasse ma avevo bisogno di nuovi stimoli, nuove avventure, nuove sfide. L’acrobazia mi ha dato tutto questo e molto di più.
Il processo di apprendimento dell’acrobazia è praticamente infinto. Puoi esercitarti per decine d’anni e avrai ancora da imparare.
Il volo acrobatico è un volo estremamente tecnico che richiede studio, allenamento, preparazione fisica e mentale, tantissima passione.
La cosa che più mi ha appassionato dell’acrobazia è l’intimità che si crea tra il pilota e l’aeroplano. L’acrobazia richiede un tale controllo della macchina volante che l’unico modo di ottenerlo è la creazione di un’intimità profonda. Per questo si dice spesso che il velivolo acrobatico si “indossa”. L’intimità non è solo data dalla reattività dei comandi ma anche da quell’infinito spettro di sensazioni che l’aeroplano trasmette al pilota durante l’acrobazia.
Volare acrobatico è ricerca della perfezione, è ballare nel cielo con la precisione di un chirurgo, è stringere i denti per sopportare i g, è provare e riprovare la stessa manovra finchè non viene bene, è studiare e confrontarsi con gli altri, è accettare la sfida di manovre nuove, è imparare a sorridere di se stessi e a congratularsi con gli altri. E molto di più.
Se sei interessato ad entrare nel mondo dell’acrobazia, ti aiuto volentieri. Contattami così ne parliamo!
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